Noi genitori di oggi sappiamo quanto possa essere difficile la scelta della facoltà universitaria per i nostri figli. Negli anni ‘90 era tutto più facilitato e più semplice: l’offerta formativa era limitata ad un numero di corsi contenuto, la spinta all’autonomia e il desiderio di iniziare la propria vita era molto forte e diffuso tra i giovani. Il futuro era visto con speranza e con l’idea di poter riuscire a realizzare i propri sogni o almeno trovare un impiego che consentisse di vivere una vita dignitosa e sicura. Adesso la scelta dell’università per i nostri ragazzi si veste di complessità, di aspettative elevate e di ingenti paure.

I corsi universitari sono numerosissimi, è possibile frequentare corsi on-line in tutto il mondo e le possibilità, anche economiche, sono mediamente più elevate che in passato. Purtroppo, sul fronte individuale dei nostri figli si osserva come le spinte realizzative siano molto spesso trainate esclusivamente dalla ricerca del successo, dal prestigio e dai soldi.  Non meno fuorvianti sono la sottovalutazione dell’impegno e l’emulazione anonima che dilagano sui social. Non ultimo, il futuro si presenta minaccioso e sempre più incerto (basti pensare agli effetti della pandemia da Covid-19) con un bagaglio di precarietà che non predispone all’apertura e all’ottimismo.

E’ normale allora rendersi conto di quanto possa essere difficile e frustrante la scelta dell’università in un contesto così complesso e volatile. Cosa fare quindi?

Cercare dentro di sè

La scelta dell’università è uno degli aspetti più sentiti nei percorsi di orientamento, ma a mio avviso è solo la parte finale di questo percorso. Prima di arrivare a capire quale potrebbe essere la facoltà universitaria che possa fare per noi, occorre partire dai propri desideri realizzativi e dalla propria unicità. Gli studi universitari, come tutti gli altri, sono solo il mezzo per sviluppare quelle competenze necessarie per entrare nel contesto lavorativo a cui aspiriamo. Un percorso di orientamento dovrebbe accompagnare i nostri figli a scoprire la propria mission di vita cercando di rispondere a quelle domande che troppo spesso evitiamo di porci perché difficili o scomode:

  • cosa mi farebbe sentire veramente realizzato nella vita come uomo o donna?
  • conosco già il mio talento?
  • quali sono le mie risorse su cui posso puntare per costruire il mio talento?
  • quali sono le mie passioni?
  • quali i valori su cui voglio costruire la mia vita?

Orienta-menti attraverso il cuore

Si tratta di alcune delle domande che permettono di fare chiarezza dentro di sé, di fugare le nubi dell’omogeneizzazione di massa, di allontanare le illusioni e i miraggi dei falsi valori che hanno poco a che fare con la nostra natura profondamente umana. Si tratta cioè di orientare la nostra mente per operare quelle scelte che si basino veramente su chi vogliamo essere, su come vogliamo realizzare il nostro progetto di vita, su cosa ci fa sentire veramente vivi. Per fare questo, ovviamente, non possiamo che passare attraverso l’ascolto del cuore, ovvero di quella parte profonda di noi che custodisce il nostro mistero di esseri umani unici e irripetibili. Nel momento in cui si avrà maggiore chiarezza su questi aspetti, che saranno comunque oggetto di revisione nell’arco dell’intera vita, allora sarà possibile operare quelle scelte formative coerenti con esse.

La bussola interiore  

Questo non vorrà dire che ai nostri figli sarà subito chiaro cosa faranno da grandi, quale specifico mestiere. L’orientamento servirà solo per tracciare la rotta. Sarà poi la vita e le scelte che di volta in volta saranno chiamati ad operare che permetteranno loro di dare forma al proprio progetto di vita personale e professionale. Altri approcci all’orientamento prevedono delle indicazioni che si basano su evidenze più strutturate e concrete quali i mestieri del futuro, le opportunità di mercato, le competenze mancanti, la tipologia dell’università, ecc.  Sono aspetti, a mio avviso, che potrebbero essere presi in considerazione dopo il lavoro esplorativo fatto su di sé e non prima. Non si tratta di scegliere il corso di studi universitario che possa offrire più possibilità di trovare un impiego, ma di scegliere quello che possa essere più coerente con la visione di sé nel futuro e che possa contribuire a realizzarla al meglio.

Il viaggio più bello  

La realizzazione di sé è un viaggio che dura tutta la vita e in cui il lavoro può assumere spazi più o meno importanti a seconda dei desideri, del momento, del contesto o della fase di vita che si vive.  Se le scelte lavorative sono fatte coerentemente con la propria natura e i propri desideri allora il lavoro contribuirà a rendere l’esperienza di vita la più bella, coinvolgente e ricca possibile. Inutile dire che è possibile realizzare questa possibilità anche senza dover intraprendere un percorso di studi universitario. Per trovare il proprio posto nel mondo del lavoro serve sviluppare quelle competenze necessarie a tal fine. In alcuni casi servono dei titoli formativi di un certo livello, come quelli universitari, in altri bastano dei corsi professionalizzanti. Nuovamente, una volta tracciata la rotta per la propria realizzazione professionale si è in grado di capire cosa serve e cosa si è disposti a sostenere per raggiungere la meta desiderata.

Come sempre diventa una questione di scelta, autonoma e di cui ci si assume la piena responsabilità.