Quante volte ci siamo detti: “da domani si cambia!” e poi la ricerca del cambiamento è durata solo qualche giorno o ora? La motivazione, ovvero l’energia che motiva il nostro agire, non è sempre così facile da trovare. Le cose potrebbero andare diversamente se si pensasse che per agire il cambiamento la risorsa fondamentale da ricercare è l’automotivazione.

Motivazione estrinseca ed intrinseca

Quando si parla di motivazione occorre tenere presente che esistono diversi fattori che la possono favorire. Nello specifico si distingue tra fattori esterni all’individuo (motivazione estrinseca), es. premi o punizioni, che hanno un effetto di breve durata e a cui ci si abitua facilmente; fattori interni (motivazione intrinseca) connessi col piacere raggiunto dal portare avanti un compito e dai risultati raggiunti. Quest’ultimo tipo di motivazione, detta anche automotivazione, è quella che caratterizza gli hobby, le passioni: si é motivati a svolgere tali attività anche solo per il piacere di farlo o per quanto essa rappresenta. Inutile dire che gli effetti di tale tipologia di motivazione sono molto più duraturi ed efficaci. Sembrerebbe quindi che si possa trovare una motivazione solida e duratura solo in caso di passioni, ma non è così. L’automotivazione si può allenare così da ricercarla ed attivarla anche quando non abbiamo a che fare con una passione.

Automotivazione ed intenzionalità

L’automotivazione si nutre di intenzionalità. Con questa intendiamo un atteggiamento mentale focalizzato sul piacere dell’impegno e sulla ricerca della perfezione. Essa ricorda tanto l’adagio “metti la cera, leva la cera” del film Karate Kid con cui il maestro Miyagi sollecita il proprio discepolo ad impegnarsi con dedizione, attenzione e pazienza in un compito solo all’apparenza inutile. E’ proprio qui il segreto dell’automotivazione e del valore del suo allenamento, che però trova sempre più ostacoli nella società che viviamo oggi. La cultura fortemente digitalizzata dei nostri tempi e sospinta dal consumismo sfrenato, va nel senso contrario del forgiare l’automotivazione. Chi ne paga maggiormente il prezzo sono i nostri figli che si trovano da una parte a beneficiare dei grandi cambiamenti apportati dalla tecnologia e dall’altra a sostenerne i costi piuttosto cari. Tra essi troviamo proprio una ridotta intenzionalità che spinge i nostri ragazzi a non impegnarsi in attività considerate noiose o la cui gratificazione arriva nel lungo periodo.

Allenare l’automotivazione

Tenuto conto dell’importanza dell’intenzionalità per sostenere l’automotivazione, è bene mettere in campo quegli accorgimenti utili per allenarla. In primis è importante creare un contesto relazionale in cui agire l’attività oggetto di automotivazione perché le relazioni significative aiutano ad apprezzare quanto si sta facendo attraverso consigli, indicazioni da chi in effetti trae soddisfazione in quell’attività (una sorta di effetto coach). Questo supporto, inoltre, aiuta l’individuo a diventare sempre più competente ed efficace nell’attività specifica rinforzandone così il senso di controllo (autoefficacia). Segue la necessità di rinforzare la resilienza intesa, da una parte, come capacità di saper attendere la gratificazione e dall’altra come capacità di iperinvestire in termini di impegno e di sforzo. Ecco allora l’importanza di cercare delle sfide in quello che facciamo, di non giocare sempre sul sicuro rimanendo nella zona di confort, di darsi degli obiettivi che ci mettano in gioco, di non mollare alla prima difficoltà. Sul fronte delle influenze del contesto diventa importante limitare l’uso passivo della tecnologia, ricercare la disconnessione ogni volta che è possibile soprattutto dai social che polarizzano l’attenzione e orientano i comportamenti. Sono accorgimenti che se seguiti nel tempo renderanno sempre più solida la nostra intenzionalità e quindi la nostra capacità di trovare motivazione in quello che facciamo, che ci piaccia o meno.