Le vacanze sono passate e piano piano si torna alla normalità e alla routine di tutti i giorni. E’ il momento di riprendere le attività lasciate in sospeso: il lavoro, gli allenamenti in palestra, gli hobby e le passioni. E’ anche il momento buono per fare il punto sugli impegni che abbiamo preso con noi stessi all’inizio dell’anno così da capire dove siamo arrivati e se sono necessari dei correttivi.

Dove volevo andare e dove mi trovo

Se volgiamo lo sguardo ai mesi passati siamo in grado di recuperare quelle mete che ci eravamo prefissi e che magari solo in parte abbiamo già raggiunto. Poteva essere il peso forma, i risultati semestrali dell’azienda in cui lavoriamo, gli esami da sostenere, ma anche quei comportamenti che avrebbero migliorato il nostro stare in coppia. Qualunque siano gli obiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere, è sempre importante fissare dei momenti di verifica per rendersi conto se stiamo raggiungendo o meno le nostre mete.

La linea del tempo

L’orizzonte temporale in cui operiamo, inoltre, diventa il nostro riferimento per capire quanti check point identificare e quando collocarli temporalmente. Il loro numero e il loro posizionamento nel tempo (che può facilmente essere il nostro calendario) ci consentono di operare quel controllo senza di cui rischiamo di navigare a vista e di renderci conto che il tempo ci sfugge dalle mani. Rischiando di fatto di arrivare alla fine del nostro riferimento temporale, tipicamente l’anno, e di renderci conto che abbiamo mancato il nostro obiettivo finale. Il risultato sarà la frustrazione, la procrastinazione ad un nuovo anno, oppure la rinuncia. Ecco allora che, nel caso ci si muova su un orizzonte annuale, può essere utile fissare dei momenti di verifica mensili o anche trimestrali.

Il momento della verità

L’estate può essere un periodo di sospensione, per poi ripartire da settembre in vista della meta da raggiungere per fine anno. In effetti la difficoltà con i check point è che di fatto rappresentano tanti piccoli momenti della verità. Quando saliamo sulla bilancia, quando ci confrontiamo con gli esami superati, il timore è di giudicarsi come manchevoli. Sentiamo il peso del giudizio che in effetti ci siamo scrollati di dosso quando siamo entrati nel mondo degli adulti e che difficilmente vogliamo sentire ancora.

Dal giudizio alla verifica dei fatti

In realtà è proprio uscendo dal circolo vizioso del giudizio che possiamo renderci conto della nostra autoefficacia, ovvero della convinzione di avere le capacità di affrontare le sfide che ci siamo prefissati. Il monitoraggio è semplicemente un prendere atto della nostra performance, più o meno efficace. E’ come l’atleta che si confronta con i suoi tempi. Non c’è giudizio, ma solo una verifica dell’efficacia della performance. Se siamo al di sotto dell’obiettivo-risultato, allora dobbiamo focalizzarci sulla nostra performance che va migliorata, incrementata, modificata. In effetti, se ci pensiamo bene, i risultati a cui tendiamo dipendono solo in parte da noi, mentre la nostra performance è sotto il nostro totale controllo.